20 ottobre 2007

«Registro per blog e siti internet»


MILANO — «Non finiscono mai di provarci — scrive Valentino Spataro, su civile.it —. Potessero, chiederebbero la carta d'identità a chiunque parli in pubblico». E Paolo De Andreis, su «Punto informatico»: «Questo disegno di legge è un errore macroscopico, frutto di ostinata ignoranza. Ma nessuno glielo contesterà». Sbagliava, almeno su questo punto, perché a difendere i diritti di Internet è scesa in campo la corazzata dei blog, Beppe Grillo. Con un post dei suoi, lapidario e apocalittico, che denuncia «il bavaglio dell'informazione» e annuncia «la fine della rete», nonché un suo eventuale trasloco «in uno Stato democratico».

A difendere il provvedimento sull'editoria licenziato in sordina il 12 ottobre dal Consiglio dei ministri, è dovuto intervenire Ricardo Franco Levi. Che ha scritto a Grillo: «Non vogliamo tappare la bocca di nessuno». Ma, viste le reazioni, difficilmente il Parlamento varerà la legge così com'è. La temuta museruola sarebbe occultata nell'articolo 7 del ddl, che prevede l'iscrizione al Roc, registro degli operatori di comunicazione, per chi svolge «attività editoriale su Internet ». Cioè (art. 5) ogni attività di «realizzazione e distribuzione di prodotti editoriali... anche in forma non imprenditoriale per finalità non lucrative». Quanto basta per infiammare la blogosfera. Si potrebbe obiettare che la registrazione è una formalità burocratica — fastidiosa quanto si vuole — ma ininfluente. Se non fosse che l'iscrizione «rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sui reati a mezzo stampa». Nel senso che blog e siti dovrebbero avere un editore e un direttore responsabile che risponderebbero di diffamazione a mezzo stampa (quindi aggravata). Di qui, secondo Grillo, «il rischio galera», perché i blogger risponderebbero per «omesso controllo» anche dei commenti. Franco Levi prova a rassicurare: «Vogliamo solo regolamentare il settore».

Quanto all'obbligo di registrazione, «non pensiamo al ragazzo che fa un proprio sito o blog», ma a «un vero e proprio prodotto editoriale ». Levi ammette che «la distinzione è sottile», ma appunto per questo sarà affidata al Garante per le comunicazioni. Il quale però, nella persona di Nicola D'Angelo, gela tutti: «Attenti o finirà che i blog si faranno dall'estero». Quanto alla responsabilità, spiega Levi, «le stesse regole che valgono per i giornali stampati devono valere per quelli online». Replica di Grillo: «È un perfetto paraculo prodiano». Antonio Di Pietro, fiutato il rischio impopolarità, si è precipitato a seguire le orme di Grillo. Scusandosi dal suo blog per non aver «intercettato» il disegno di legge, che pure ha firmato, e annunciando la sua contrarietà allo stesso, «a costo di mettere in discussione l'appoggio al governo». Altri stop arrivano da Verdi, Rifondazione e Rosa nel Pugno. Tra i blogger lo sconcerto e la rabbia montano e scatta perfino una petizione con 600 firme in un giorno. Massimo Mantellini ( Manteblog) parla dell'Italia come di «una landa tecnologicamente depressa». E Giuseppe Granieri, autore del libro «Blog generation » di «una norma inapplicabile e pericolosa che va contro la grammatica della rete, aperta alla libera interazione». Roberto D'Agostino ( Dagospia) è indignato: «Neanche in Cina c'è una legge così. Questo è un Paese dove i giornalisti possono finire ancora in galera per diffamazione. Io ho ricevuto decine di querele per diffamazione e vengo già equiparato a un editore». Luca Sofri ( Wittgenstein): «Diffido dagli eccessivi allarmismi di chi vede i blogger in galera, ma queste regole rigide sono una sciocchezza. I reati devono essere puniti ovunque siano commessi, in strada, sui giornali o sui blog. Detto questo, già ora non c'è affatto licenza di diffamazione in rete».

Alessandro Trocino

7 commenti:

Progetto Mediterraneo ha detto...

Questo è veramente troppo, un tentativo di golpe mediatico, senza allarmismi siamo di fronte ad una vera e propria emergenza democratica!

Anonimo ha detto...

io questo progetto di legge non lo vivrò da spettatore!

Ho sopportato l'indulto, ma questa volta si è superata la misura. Sono personalmente pronto a manifestare attivamente contro questa decisione.

Lasciate stare i blog!!! sono spazi liberi per cittadini liberi!

Anonimo ha detto...

Vota Antonio....ma ma anche no(DiPietro)

http://www.petitiononline.com/noDDL/petition.html

Anonimo ha detto...

Questi "spazi liberi per persone libere" che hanno conosciuto negli ultimi anni una crescita esponenziale ed un successo altrettanto massiccio sono una restrizione ed un pericolo a chi da sempre è stato abituato ad avere davanti a se un pubblico passivo ed inerte... L'interattività delle persone, le proposte della gente, unite alle proteste e alle critiche, usuali nella rete (molto meno in ambienti dove ormai la comunicazione e l'informazione sono state monopolizzate ed indirizzate) fanno veramente paura!

E da qui questa proposta assurda!

Tale (come lo si è chiamato) golpe mediatico ha invaso però un territorio popolato da gente abbastanza dinamica, e le migliaia di proteste a riguardo hanno probabilmente intimidito chi ha avanzato la proposta e che, a questo punto, probabilmente farà marcia indietro...

vedi:
http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_20/ddl_legge_editoria_blog_gentiloni.shtml

Speriamo non sia un dietro front solo di facciata e promozione...

Anonimo ha detto...

Collegamento all'articolo

Sorry!

Progetto Mediterraneo ha detto...

COSTITUZIONE ITALIANA

Art. 21.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni
altro mezzo di diffusione.

Qualcuno dovrebbe leggere almeno una volta la Costituzione...

Anonimo ha detto...

timesu saraswatec georeference bullying tuck reflections podcasts invest auspices offering hubris
lolikneri havaqatsu