22 maggio 2009

Il 23 maggio 1992 moriva il Giudice Giovanni Falcone



Di Giuseppe Ferraro

Ci sono cose che un uomo non può dimenticare, altre, più importanti, che un uomo non dovrebbe dimenticare.
Giovanni Falcone era un giudice onesto. Non era un eroe e non ha fatto l’eroe. Ha portato avanti il proprio lavoro, da uomo onesto che mantiene alto il suo senso etico a prescindere dai fatti e dalle circostanze.
Nessuno deve dimenticare che il 23 maggio 1992, a Capaci, moriva un uomo destinato a cambiare il corso della lotta alla mafia di un’intera nazione. Un uomo con delle idee tenute in piedi da ideali forti. Un uomo che sapeva di dover morire, ma che ha deciso di sacrificare la propria vita.
Il messaggio che voglio trasmettere a tutti voi è che i compromessi non aiutano a crescere. Vivere senza morale, vivere senza etica e senza giustizia vuol dire vivere senza libertà, ed un uomo privo della libertà non è un uomo.

“Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché in ciò sta l’essenza della dignità umana”.
Giovanni Falcone

22 aprile 2009

Elezioni Provinciali: tu cosa vorresti?

Forse non tutti lo sanno, ma i temi su cui una provincia ha voce in capitolo sono la viabilità, l'istruzione (nel senso di strutture scolastiche) e la promozione del turismo.

Inutile dire che sono tutti temi molto caldi (forse troppo) per il nostro territorio, per i motivi che vi ricordo brevemente:

1) la provincia di Crotone è geograficamente situata al centro dell'ultima regione dell'Europa continentale;

2) l'arteria principale di viabilità inter-cittadina è la (purtroppo) nota S.S.106;

3) Le strutture scolastiche crotonesi sono raramente dichiarate agibili, se non proprio pericolanti e ci sono strutture che dovrebbero essere completate (vedi il nuovo complesso Ragionera-Geometra-Agrario che "forse" sorgerà in località Ceramidio a Cirò Marina);

4) Molta dell'esile economia crotonese dipende dal turismo.

E senza citare il fatto che in passato si è verificata una correlazione lineare diretta (nel senso statistico dell'affermazione) tra l'elezione a membro del Consiglio Provinciale e l'iscrizione al registro degli indagati per diversi reati (per citarne alcuni: truffa, corruzione e bancarotta fraudalenta... i soggetti metteteli voi).

Per queste e mille altre considerazioni, credo che le elezioni che si terranno sono per tutti noi di importanza elevata.

Vi chiedo quindi di aprire una discussione sui temi che più vi stanno a cuore e che credete siano prioritari per il rilancio della Provincia di Crotone. Come sempre democraticamente, liberamente e senza peli sulla lingua.

Un caro saluto

Giuseppe Ferraro

09 gennaio 2009

CORNUTI E MAZZIATI


Di Natale Martucci

Da molti mesi ormai si continua a parlare dell’Enoteca regionale e della sua ubicazione.
Essa è fondamentalmente un ente che si dedica alla promozione ed alla valorizzazione dei vini della regione attraverso la progettazione e l’organizzazione di eventi in Italia ed all’estero, fiere e workshop commerciali, seminari e corsi di formazione e degustazione, attività di accoglienza con percorsi guidati per far conoscere ai visitatori le cantine, i vigneti , i prodotti locali.

Il territorio cirotano (Cirò Marina, Cirò e Melissa), oltre ad essere l’unico culturalmente e storicamente significativo nel panorama regionale, produce ben il 90% dei vini DOC della regione Calabria.

Chiunque potrebbe pensare che non ci siano dubbi sulla scelta della sede dell’enoteca regionale. Eppure non è così. Non solo il nostro assessore regionale all’agricoltura, l’on. Mario Pirillo, nutre dei dubbi in proposito ma con un comunicato stampa manifesta la convinzione (La sua) che la scelta debba ricadere su Lamezia Terme. Anche lei è portatrice di così tanta tradizione e vocazione? No, ha le infrastrutture. Strade, aeroporto, ferrovia. E questo a Pirillo basta come giustificazione.

Perciò secondo il ragionamento del nostro assessore chi possiede le infrastrutture deve continuare a crescere. Chi ha dalla sua una vocazione naturale ma non le infrastrutture deve continuare a patire. Ragionando così, per noi crotonesi non c’è futuro. Cornuti e mazziati!


Ps. Da il crotonese di oggi, Patrizia Siciliani: “Ma ve li immaginate costoro (i turisti) in quel di Lamezia ad esplorare un’enoteca nel deserto circondata da capannoni industriali, serre, pescheti o orti?”

06 gennaio 2009

BUON 2009 a tutti!

21 novembre 2008

Le cosche locali analizzate da un esperto

Da IlCrotonese del 21 novembre 2008

Professor Ciconte, quello tra mafia e politica è un rapporto che lei ritiene si possa scardinare attraverso un corretto esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini. Ma i crotonesi hanno delle alternative o i mafiosi possono nascondersi dietro volti solo apparentemente puliti e facilmente manipolabili?
“Il cittadino può sempre scegliere il meno mafioso. Bisogna distinguere tra collusi, persone ricattabili dalla mafia e i veri e propri mafiosi, cioè quelli che fanno parte delle organizzazioni mafiose. Queste cose, soprattutto in un piccolo centro come Crotone, la gente le sa distinguere e di conseguenza può scegliere. È un dovere anche rinnegare la propria appartenenza politica rispetto alla possibilità di favorire la ‘ndrangheta, questa è una lotta che non deve conoscere divisioni ideologiche perché interessa il bene di tutti!”.
In questo territorio le cosche sono infiltrate nelle istituzioni e nelle amministrazioni pubbliche? E quanto?
“Certo, nei Comuni sicuramente c’è infiltrazione mafiosa, non possiamo negarlo. Questo è stato confermato anche dallo scioglimento dei consigli comunali di Strongoli e Isola, per esempio. In questa realtà la mafia è molto infiltrata nelle sedi del potere ed è abbastanza evidnte”.
Come giudica il fatto che un ex procuratore della Repubblica sia entrato a far parte del trust di un imprenditore condannato?
“Un grosso errore, una cosa che non doveva assolutamente accadere! Tricoli ha sbagliato, ha fatto una scelta inopportuna che io non avrei mai fatto al suo posto. Certo che c’è la presunzione di innocenza, nessuno la nega, ma un uomo di legge sa bene che un fatto simile mette in discussione la credibilità della giustizia. Questa non è una cosa da poco, anzi per sconfiggere la mafia è indispensabile un clima di fiducia nei confronti delle istituzioni”.
Ci sono indagini che presuppongono un rapporto tra le cosche del crotonese e quella dei casalesi, secondo lei è possibile?
“Sicuramente sì, anche io sono tra quelli che credono in questo rapporto con i casalesi. Le mafie si reggono su rapporti di sinergia tra le diverse organizzazioni, che nascono tutte dallo stesso ceppo. Gli affari che amministrano sono tutti gli stessi e non è difficile immaginare gli interessi comuni di casalesi e crotonesi. Proprio per questo ritengo che le mafie vanno studiate come un fenomeno globale: al Nord come al Sud, sarebbe riduttivo guardare solo alla ‘ndrangheta di questa realtà come ad un fenomeno isolato dal resto del Paese”.
Come fa a sostenere che le cosche del crotonese siano legate anche alla strage di Duisburg e quali personaggi sarebbero coinvolti?
“A Duisburg sono legati i Farao e i Marincola di Cirò. Attraverso le intercettazioni si scoprì che un esponente della cosca addirittura finanziò la campagna elettorale di un candidato tedesco dell’Ucdu. Ne seguì uno scandalo politico quando si seppe. Questo fatto ha dimostrato quanto la ‘ndrina sia presente in Germania e nella vita politica di quella regione.
Quello che è successo a Duisburg, però, deve portare ad una riflessione ancora più generale, ovvero sulla necessità di trattare le mafie come un problema di portata globale e quindi sull’esigenza di munirsi di strumenti adeguati a livello legislativo per combatterla. Le forze dell’ordine tedesche, anche prima della strage, sapevano cosa accadeva in alcuni hotel, ristoranti e pizzerie, ma non sono intervenute in tempo perché manca una legislazione unitaria a livello europeo su come contrastare il fenomeno, che qui da noi è più conosciuto, ma lì ha trovato terreno fertile per approdare. Intanto il nostro Governo continua a non avere nella sua agenda politica la lotta alla mafia”.
La prima regola del codice mafioso stabilisce che non si può essere “infami”. A Crotone, invece, sembra che qualcosa sia cambiato: tanti collaboratori di giustizia ultimamente; ma non solo, si spara sulle donne e sui bambini. Perché? Sono saltate le regole?
“A Crotone ci sono più pentiti perché le cosche, rispetto a quelle del reggino o di Nicastro, per esempio, sono più giovani, quindi più deboli economicamente. Quelli che diventano collaboratori di giustizia a volte fanno prima i calcoli e si rendono conto che l’organizzazione non può soddisfare le loro esigenze economiche. Il gioco non vale la candela, insomma. Hanno paura di essere presi, non sempre hanno le spalle coperte e allora conviene collaborare invece di scontare il 41 bis.
In ogni caso, in Calabria i collaboratori di giustizia sono ancora troppo pochi e questo si spiega con la presenza di cosche familiari. Pentirsi a volte vuol dire tradire il padre o i fratelli, come ha fatto Luigi Bonaventura a Crotone, e di conseguenza è molto più difficile. Questo spiega anche perché a collaborare è più spesso la bassa manovalanza e non i grandi capi.
Per quanto riguarda il codice d’onore, anche a Crotone non è saltato perché non è mai esistito, o meglio è un’invenzione dei vertici mafiosi che vale solo per gli affiliati ma non per i capi. Sono regole che garantiscono l’ordine nell’organizzazione, per tenere a bada i ‘piccoli’. Ho fatto delle ricerche e già dall’800 è emerso che i mafiosi uccidevano e stupravano donne e bambini, il fatto è che non se n’è mai parlato. Ma quale onore? Un mafioso non può avere onore! È tutta una costruzione, i mafiosi contrabbandano un onore che non hanno mai avuto.
Non immaginate quante volte i capi sono stati ‘confidenti’ delle forze dell’ordine solo per liberarsi di qualcuno scomodo o per vendicarsi di un nemico. Fornivano le prove e rimanevano intoccabili. C’è onore in questo?”.
Come viene gestita la lotta alla mafia nella nostra realtà?
“A volte credo che il fenomeno si contrasti con debolezza, lo ha confermato la fuga di Farao nei giorni scorsi dopo essere stato appena trovato mentre era latitante. Però non si può negare che siano stati fatti grossi passi in avanti: quando io ero ragazzo i boss stavano fuori, seduti tranquillamente nei bar. Non si arrestavano per insufficienza di prove. Oggi è un’altra cosa, è vero Farao è scappato, ma almeno non può vivere serenamente libero. In realtà la sua è già una vita da quasi carcerato.
Si sta sgretolando, pian piano, il mito della mafia come entità invincibile e questo è veramente importante, perché i mafiosi, il rispetto e la paura che la gente nutre nei loro confronti vivono proprio su questo pregiudizio dell’invincibilità, che non è assolutamente vera, la mafia si può sconfiggere! Proprio per questo, infatti, credo che la lotta alla ‘ndrangheta vada sostenuta sul piano culturale. Quando si diventa mafiosi lo si fa per l’ambizione di arricchirsi, ma se si confiscano i loro beni si toglie ogni speranza di sopravvivenza all’organizzazione e si dimostra che non conviene prendere quella strada. Le ricchezze confiscate si diano ai giovani come strumento per creare qualcosa di buono nella loro terra, loro devono essere i primi destinatari di un messaggio culturale nuovo. Diversamente da quanto si dice oggi dei ragazzi, io credo molto in loro. Non è vero che abbiano perso la speranza, quando vogliono si mobilitano e lo sanno fare anche bene. Sono i grandi che non hanno fiducia e che vogliono convincerli che non valgono niente per continuare a comandare senza fastidi. Qui in Calabria tanti giovani lavorano sui beni confiscati e ci stanno riuscendo bene”.
Concretamente però della mafia si ha paura, cosa devono fare allora i nostri giovani?
“Non devono rimanere da soli. La paura è normale, però si può gestire. I giovani devono stare insieme, devono combattere in gruppo, allora si sentiranno più forti e saranno loro a fare paura. Se è uno che dichiara guerra alla mafia verrà ucciso quasi sicuramente, ma se sono in tanti, in tantissimi, la mafia non li può mica uccidere tutti!”.
Angela De Lorenzo

04 novembre 2008

... a te piace Cirò Marina?

di Giuseppe Ferraro

L'intervento di un anonimo sul post/video di Marco Parrilla mi ha fatto venire in mente una domanda che vorrei rivolgere a tutti voi:

A te piace Cirò Marina?

Vi pregherei di iniziare i vostri commenti con un SI o con un NO (a me non piacciono le posizioni "democristiane") e poi argomentare del perchè, se lo ritenete opportuno.

03 novembre 2008

16 settembre 2008

Le cosche pronte a mettere le mani sull'Expo


da Corriere.it

E allora, questa commissione comunale antimafia su cui aveva fatto un'apertura («Personalmente sono favorevole» disse il 25 luglio), una commissione che aiuti a vigilare meglio sulla trasparenza degli appalti dell'Expo contro la 'ndrangheta? Letizia Moratti premette: «Dobbiamo ancora partire». E comunque promette che si batterà «per difendere l'Expo e il suo spirito più genuino». Par di capire che la commissione, peraltro già bocciata dalla sua maggioranza, non si farà. Del resto, «ci sarà massimo raccordo con le forze dell'ordine» e, è sicura la Moratti, alla fine «non ci saranno problemi».
L'opposizione, con Pierfrancesco Majorino, dice che «il Comune si muove goffamente e sottovaluta il problema». Il Pd (ri)porterà in consiglio comunale la proposta della commissione, e farà partire «una campagna ispirata alla legalità». Un autunno di banchetti, incontri, tavole rotonde. Si muoverà anche la Camera di commercio. Il suo presidente, Carlo Sangalli, dice: «È un dovere preciso delle istituzioni creare i presupposti perché le imprese si sentano libere di impegnarsi e investire». Nel mentre, le inchieste proseguono. E che inchieste. L'ultima parla di politici e cosche calabresi; di collusioni; di manovre per mangiare insieme sulle grandi opere, le grandi opere dell'Expo.
COSCHE E POLITICA - La Dda, la Direzione distrettuale antimafia, già lavora sulle mani della 'ndrangheta nei cantieri della Tav. Ora, alla Dda arriverà il fascicolo aperto dalla Procura di Busto Arsizio. Tema: incontri e telefonate tra Massimiliano Carioni (consigliere provinciale a Varese) e Vincenzo Giudice (consigliere comunale a Milano), con Giovanni Cinque. Cinque è «legato alla cosca Nicoscia-Arena», di Isola di Capo Rizzuto. A casa loro, vivono di usura, estorsioni, tratta dei clandestini. Qui al Nord, di grandi lavori, appalti. Il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, a inizio d'anno giudiziario aveva ribadito «l'interesse della 'ndrangheta per gli appalti pubblici».
VECCHI ED EMERGENTI - Milano & 'ndrangheta. Più d'un magistrato impegnato in prima linea ha sottolineato che oggi, a combattere la mafia organizzata e dunque le cosche, ci sono «200 persone specializzate, preparate, addestrate apposta». Duecento appena. A volte manca perfino il carburante per l'auto dei pedinamenti, figurarsi. Ha detto il giudice Guido Salvini: «La bocciatura della commissione comunale antimafia è stato un favore concesso a chi vuole che le mafie procedano indisturbate». A luglio, la Guardia di finanza ha chiuso una bella operazione contro la cosca Barbaro-Papalia.
Sequestrate sette aziende, che a suon di minacce, spari, furti e incendiavevano monopolizzato, e l'avrebbero fatto ulteriormente «in vista dell'Expo», il settore degli appalti nel movimento terra dei cantieri edili. Cantieri edili pubblici e privati, nell'hinterland a sud di Milano, nei soliti posti, Corsico, Assago, e naturalmente Buccinasco. In carcere sono finiti gli eredi dei fratelli Domenica, Rocco e Antonio Papalia, condannati per mafia e omicidi nei maxiprocessi degli anni Novanta. I Barbaro-Papalia sono una cosca storica. I Nicoscia-Arena, quelli della Tav, quelli che guardano all'Expo, sono il gruppo terribilmente tra i più in auge, crescita, forza di espansione.

27 giugno 2008

Corto Festival "Progetto Mediterraneo"


Progetto Mediterraneo propone per l’estate 2008 l’organizzazione di un festival del cortometraggio. L’evento ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’attenzione verso il mondo del cinema ma, in particolar modo, cerca di valorizzare, promuovere e divulgare il Cortometraggio come forma espressiva, valida a livello sociale e culturale, in grado di sviluppare le potenzialità dei linguaggi artistici dei nuovi media.

Finalmente, anche voi potrete cimentarvi con esperienze cinematografiche in prima persona!!!

Cos’è Corto Festival: svolgimento della manifestazione

Corto Festival prevede la realizzazione di una serata evento a Cirò Marina, in cui verranno proiettati i cortometraggi, selezionati da una giuria. Nel corso della serata verranno premiati i tre migliori filmati, nelle seguenti categorie:

  1. Miglior Cortometraggio
  2. Miglior Ambientazione
  3. Miglior Colonna Sonora.
  4. Miglior Attore

L’evento verrà inserito nel palinsesto dell’estate cirotana, il mese in cui avrà luogo sarà Agosto.

L'iscrizione è gratuita e la data di scadenza è il 20 luglio 2008.

- E’ prevista un’unica sezione con il seguente tema: PROMUOVI CIRO’ MARINA.

- Ogni opera deve avere durata massima di 20 minuti, inclusi i titoli di testa e di coda.

TIPOLOGIA OPERE: Il cortometraggio deve essere esclusivamente una produzione video senza includere slide fotografici. L’autore potrà scegliere tra due opzioni di cortometraggio:

DOCUMENTARIO (promuovi Cirò Marina)

FILM (promuovi Cirò Marina)

Entrambe le tipologie hanno come fine quello di mettere in risalto i luoghi, le tradizioni , le bellezze architettoniche e paesaggistiche del nostro Paese. Il DOCUMENTARIO, tuttavia, potrà essere girato senza la necessità di attori o sceneggiatura, mentre il FILM dovrà seguire una storia (inventata o realmente accaduta) con struttura tipicamente cinematografica (attori, regista, sceneggiatura etc.)

IMPORTANTE: I video (Film o Documentario) dovranno contenere argomenti esclusivamente atti alla valorizzazione del nostro territorio.

- La Giuria del concorso attribuirà i premi la sera stessa della proiezione.

Per ricevere il regolamento completo o ulteriori informazioni scrivere progettomediterraneo@gmail.com

08 giugno 2008

Immensamente grazie


Carissimi soci e amici tutti,

è con immensa emozione che vi scrivo questo ultimo post da Presidente in carica della nostra associazione.

Lascio infatti la presidenza, ma chiaramente non Progetto Mediterraneo, dopo quasi due splendidi anni dalla nascita della stessa.

Amo questa associazione. La amo in modo viscerale, come un genitore ama un proprio figlio. La amo per quello che rappresenta, per come è nata, per la carica di idealità che ha sempre portato con sé.

No, non è un’associazione comune Progetto Mediterraneo. Essa nasce dai sogni, dalle speranze di chi ci crede e non si arrende.

Sono stati due anni indimenticabili, ma due anni sono tanti e cambiare si può e si deve. Si perché in un Paese come il nostro, dove l’immobilità istituzionale regna sovrana, anche un piccolo gesto come questo può assumere una forte carica simbolica.

La mia è altresì una risposta a chi allude che un’associazione possa essere un centro di interessi particolari.

Alcuni mesi fa ho iniziato un mio personale impegno politico, che prescinde completamente dall’associazione e dalle attività della stessa. Ma qualcuno potrebbe pensare che non sia così.

Se c’è una cosa che mi preme più di tutto è proteggere Progetto Mediterraneo.

In questo mio mandato ho avuto l’onore di rappresentarla ufficialmente. Ma Progetto Mediterraneo siete tutti quanti voi. Ogni successo è frutto del lavoro di tanti non dei singoli. E l’unico interesse che abbiamo costantemente inseguito è quello del nostro territorio e della nostra gente.

È una scelta maturata alcune settimane fa. Ma non l’ho esternata prima di assicurare all’associazione una sede ufficiale e stabile. Vi annuncio infatti che il Sindaco di Cirò Marina ha messo a disposizione di Progetto Mediterraneo i locali comunali di via Libertà nei quali è attualmente ospitata anche la biblioteca comunale.

Nomino Domenico Guarascio reggente dell’associazione con pieni poteri di rappresentanza fino alla prossima assemblea dei soci che provvederà ad eleggere il nuovo Presidente ed un nuovo direttivo. La scelta è ricaduta su Domenico perché oltre ad essere uno dei soci fondatori che più si è speso con dedizione e sacrificio in questi due anni, risiede ormai stabilmente a Cirò Marina e sono sicuro riuscirà a traghettare con serenità l’associazione verso la riorganizzazione.

Chiudo il post ringraziando tutti coloro i quali che in questo lungo tempo mi hanno regalato meravigliose emozioni con il loro impegno, tutti quelli che hanno partecipato, tutti quelli che mi hanno sostenuto. Nominarvi tutti sarebbe impossibile perché siete stati tanti. Ma in cuor mio conservo ogni immagine dei momenti spesi insieme. La gioia, le fatiche, l’euforia, le speranze, tutto quello che ha reso Progetto Mediterraneo una bella e grande realtà.

In qualunque ambito vi troviate, nella vita, nel lavoro, nella politica o nel sociale, non smettete mai di lottare. Per i vostri diritti, per le vostre libertà e per il vostro futuro.

Immensamente grazie.

Natale Martucci

30 maggio 2008

Il nuovo video di Geppo: "Aspettando pazientemente"

Dopo il video denuncia sui mercati saraceni,
Geppo ci segnala un suo nuovo filmato, sullo stato dei luoghi al Santuario Madonna D'Itria.

23 maggio 2008

23 maggio 1992: il coraggio della lotta alla Mafia


di Giuseppe Ferraro

Come ogni anno riporto l’attenzione sulla ricorrenza di un triste giorno: il 23 maggio dell’anno 1992; giorno in cui fu ucciso, in un tragico attentato, Giovanni Falcone. Lo faccio ogni anno, da sempre, non per conformarmi ad una prassi diffusa (ci sono parole che, seppur belle, perdono di importanza quando pronunciate dalle persone sbagliate) ma perchè sento doveroso ricordare, a chi distrattamente corre il rischio di dimenticare, il motivo per cui quegli uomini hanno perso la vita.

Vengono definiti eroi, qualcuno li chiama servitori dello Stato; Giovanni Falcone, la sua scorta e sua moglie erano persone che hanno avuto il coraggio di lottare contro la mafia. Non hanno mai negato l’esistenza di un senso di paura nell’espletare i loro compiti, non hanno mai dubitato che prima o poi sarebbero morti ammazzati; nonostante ciò hanno continuato la loro lotta, perchè ne avevano le capacità tecniche e spinti da un invidiabile coraggio.

Il coraggio di portare avanti una lotta non appartiene a tutti, ma sbaglia chi pensa che il coraggio sia prerogativa dei cattivi, di chi sceglie la strada del male. Ci sono stati tanti uomini che hanno fatto la storia del Sud, oltre alla storia d’Italia, con dignità, etica, senso di giustizia e lealtà allo Stato; tuttavia, tali uomini non sarebbero entrati nella storia senza lottare con coraggio.

È a questi uomini che spero tanti giovani possano ispirarsi in futuro e da questi prendere la forza di cambiare e lottare per cambiare, senza risparmiarsi mai, a testa alta, con coraggio!