21 novembre 2008

Le cosche locali analizzate da un esperto

Da IlCrotonese del 21 novembre 2008

Professor Ciconte, quello tra mafia e politica è un rapporto che lei ritiene si possa scardinare attraverso un corretto esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini. Ma i crotonesi hanno delle alternative o i mafiosi possono nascondersi dietro volti solo apparentemente puliti e facilmente manipolabili?
“Il cittadino può sempre scegliere il meno mafioso. Bisogna distinguere tra collusi, persone ricattabili dalla mafia e i veri e propri mafiosi, cioè quelli che fanno parte delle organizzazioni mafiose. Queste cose, soprattutto in un piccolo centro come Crotone, la gente le sa distinguere e di conseguenza può scegliere. È un dovere anche rinnegare la propria appartenenza politica rispetto alla possibilità di favorire la ‘ndrangheta, questa è una lotta che non deve conoscere divisioni ideologiche perché interessa il bene di tutti!”.
In questo territorio le cosche sono infiltrate nelle istituzioni e nelle amministrazioni pubbliche? E quanto?
“Certo, nei Comuni sicuramente c’è infiltrazione mafiosa, non possiamo negarlo. Questo è stato confermato anche dallo scioglimento dei consigli comunali di Strongoli e Isola, per esempio. In questa realtà la mafia è molto infiltrata nelle sedi del potere ed è abbastanza evidnte”.
Come giudica il fatto che un ex procuratore della Repubblica sia entrato a far parte del trust di un imprenditore condannato?
“Un grosso errore, una cosa che non doveva assolutamente accadere! Tricoli ha sbagliato, ha fatto una scelta inopportuna che io non avrei mai fatto al suo posto. Certo che c’è la presunzione di innocenza, nessuno la nega, ma un uomo di legge sa bene che un fatto simile mette in discussione la credibilità della giustizia. Questa non è una cosa da poco, anzi per sconfiggere la mafia è indispensabile un clima di fiducia nei confronti delle istituzioni”.
Ci sono indagini che presuppongono un rapporto tra le cosche del crotonese e quella dei casalesi, secondo lei è possibile?
“Sicuramente sì, anche io sono tra quelli che credono in questo rapporto con i casalesi. Le mafie si reggono su rapporti di sinergia tra le diverse organizzazioni, che nascono tutte dallo stesso ceppo. Gli affari che amministrano sono tutti gli stessi e non è difficile immaginare gli interessi comuni di casalesi e crotonesi. Proprio per questo ritengo che le mafie vanno studiate come un fenomeno globale: al Nord come al Sud, sarebbe riduttivo guardare solo alla ‘ndrangheta di questa realtà come ad un fenomeno isolato dal resto del Paese”.
Come fa a sostenere che le cosche del crotonese siano legate anche alla strage di Duisburg e quali personaggi sarebbero coinvolti?
“A Duisburg sono legati i Farao e i Marincola di Cirò. Attraverso le intercettazioni si scoprì che un esponente della cosca addirittura finanziò la campagna elettorale di un candidato tedesco dell’Ucdu. Ne seguì uno scandalo politico quando si seppe. Questo fatto ha dimostrato quanto la ‘ndrina sia presente in Germania e nella vita politica di quella regione.
Quello che è successo a Duisburg, però, deve portare ad una riflessione ancora più generale, ovvero sulla necessità di trattare le mafie come un problema di portata globale e quindi sull’esigenza di munirsi di strumenti adeguati a livello legislativo per combatterla. Le forze dell’ordine tedesche, anche prima della strage, sapevano cosa accadeva in alcuni hotel, ristoranti e pizzerie, ma non sono intervenute in tempo perché manca una legislazione unitaria a livello europeo su come contrastare il fenomeno, che qui da noi è più conosciuto, ma lì ha trovato terreno fertile per approdare. Intanto il nostro Governo continua a non avere nella sua agenda politica la lotta alla mafia”.
La prima regola del codice mafioso stabilisce che non si può essere “infami”. A Crotone, invece, sembra che qualcosa sia cambiato: tanti collaboratori di giustizia ultimamente; ma non solo, si spara sulle donne e sui bambini. Perché? Sono saltate le regole?
“A Crotone ci sono più pentiti perché le cosche, rispetto a quelle del reggino o di Nicastro, per esempio, sono più giovani, quindi più deboli economicamente. Quelli che diventano collaboratori di giustizia a volte fanno prima i calcoli e si rendono conto che l’organizzazione non può soddisfare le loro esigenze economiche. Il gioco non vale la candela, insomma. Hanno paura di essere presi, non sempre hanno le spalle coperte e allora conviene collaborare invece di scontare il 41 bis.
In ogni caso, in Calabria i collaboratori di giustizia sono ancora troppo pochi e questo si spiega con la presenza di cosche familiari. Pentirsi a volte vuol dire tradire il padre o i fratelli, come ha fatto Luigi Bonaventura a Crotone, e di conseguenza è molto più difficile. Questo spiega anche perché a collaborare è più spesso la bassa manovalanza e non i grandi capi.
Per quanto riguarda il codice d’onore, anche a Crotone non è saltato perché non è mai esistito, o meglio è un’invenzione dei vertici mafiosi che vale solo per gli affiliati ma non per i capi. Sono regole che garantiscono l’ordine nell’organizzazione, per tenere a bada i ‘piccoli’. Ho fatto delle ricerche e già dall’800 è emerso che i mafiosi uccidevano e stupravano donne e bambini, il fatto è che non se n’è mai parlato. Ma quale onore? Un mafioso non può avere onore! È tutta una costruzione, i mafiosi contrabbandano un onore che non hanno mai avuto.
Non immaginate quante volte i capi sono stati ‘confidenti’ delle forze dell’ordine solo per liberarsi di qualcuno scomodo o per vendicarsi di un nemico. Fornivano le prove e rimanevano intoccabili. C’è onore in questo?”.
Come viene gestita la lotta alla mafia nella nostra realtà?
“A volte credo che il fenomeno si contrasti con debolezza, lo ha confermato la fuga di Farao nei giorni scorsi dopo essere stato appena trovato mentre era latitante. Però non si può negare che siano stati fatti grossi passi in avanti: quando io ero ragazzo i boss stavano fuori, seduti tranquillamente nei bar. Non si arrestavano per insufficienza di prove. Oggi è un’altra cosa, è vero Farao è scappato, ma almeno non può vivere serenamente libero. In realtà la sua è già una vita da quasi carcerato.
Si sta sgretolando, pian piano, il mito della mafia come entità invincibile e questo è veramente importante, perché i mafiosi, il rispetto e la paura che la gente nutre nei loro confronti vivono proprio su questo pregiudizio dell’invincibilità, che non è assolutamente vera, la mafia si può sconfiggere! Proprio per questo, infatti, credo che la lotta alla ‘ndrangheta vada sostenuta sul piano culturale. Quando si diventa mafiosi lo si fa per l’ambizione di arricchirsi, ma se si confiscano i loro beni si toglie ogni speranza di sopravvivenza all’organizzazione e si dimostra che non conviene prendere quella strada. Le ricchezze confiscate si diano ai giovani come strumento per creare qualcosa di buono nella loro terra, loro devono essere i primi destinatari di un messaggio culturale nuovo. Diversamente da quanto si dice oggi dei ragazzi, io credo molto in loro. Non è vero che abbiano perso la speranza, quando vogliono si mobilitano e lo sanno fare anche bene. Sono i grandi che non hanno fiducia e che vogliono convincerli che non valgono niente per continuare a comandare senza fastidi. Qui in Calabria tanti giovani lavorano sui beni confiscati e ci stanno riuscendo bene”.
Concretamente però della mafia si ha paura, cosa devono fare allora i nostri giovani?
“Non devono rimanere da soli. La paura è normale, però si può gestire. I giovani devono stare insieme, devono combattere in gruppo, allora si sentiranno più forti e saranno loro a fare paura. Se è uno che dichiara guerra alla mafia verrà ucciso quasi sicuramente, ma se sono in tanti, in tantissimi, la mafia non li può mica uccidere tutti!”.
Angela De Lorenzo

04 novembre 2008

... a te piace Cirò Marina?

di Giuseppe Ferraro

L'intervento di un anonimo sul post/video di Marco Parrilla mi ha fatto venire in mente una domanda che vorrei rivolgere a tutti voi:

A te piace Cirò Marina?

Vi pregherei di iniziare i vostri commenti con un SI o con un NO (a me non piacciono le posizioni "democristiane") e poi argomentare del perchè, se lo ritenete opportuno.

03 novembre 2008

16 settembre 2008

Le cosche pronte a mettere le mani sull'Expo


da Corriere.it

E allora, questa commissione comunale antimafia su cui aveva fatto un'apertura («Personalmente sono favorevole» disse il 25 luglio), una commissione che aiuti a vigilare meglio sulla trasparenza degli appalti dell'Expo contro la 'ndrangheta? Letizia Moratti premette: «Dobbiamo ancora partire». E comunque promette che si batterà «per difendere l'Expo e il suo spirito più genuino». Par di capire che la commissione, peraltro già bocciata dalla sua maggioranza, non si farà. Del resto, «ci sarà massimo raccordo con le forze dell'ordine» e, è sicura la Moratti, alla fine «non ci saranno problemi».
L'opposizione, con Pierfrancesco Majorino, dice che «il Comune si muove goffamente e sottovaluta il problema». Il Pd (ri)porterà in consiglio comunale la proposta della commissione, e farà partire «una campagna ispirata alla legalità». Un autunno di banchetti, incontri, tavole rotonde. Si muoverà anche la Camera di commercio. Il suo presidente, Carlo Sangalli, dice: «È un dovere preciso delle istituzioni creare i presupposti perché le imprese si sentano libere di impegnarsi e investire». Nel mentre, le inchieste proseguono. E che inchieste. L'ultima parla di politici e cosche calabresi; di collusioni; di manovre per mangiare insieme sulle grandi opere, le grandi opere dell'Expo.
COSCHE E POLITICA - La Dda, la Direzione distrettuale antimafia, già lavora sulle mani della 'ndrangheta nei cantieri della Tav. Ora, alla Dda arriverà il fascicolo aperto dalla Procura di Busto Arsizio. Tema: incontri e telefonate tra Massimiliano Carioni (consigliere provinciale a Varese) e Vincenzo Giudice (consigliere comunale a Milano), con Giovanni Cinque. Cinque è «legato alla cosca Nicoscia-Arena», di Isola di Capo Rizzuto. A casa loro, vivono di usura, estorsioni, tratta dei clandestini. Qui al Nord, di grandi lavori, appalti. Il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, a inizio d'anno giudiziario aveva ribadito «l'interesse della 'ndrangheta per gli appalti pubblici».
VECCHI ED EMERGENTI - Milano & 'ndrangheta. Più d'un magistrato impegnato in prima linea ha sottolineato che oggi, a combattere la mafia organizzata e dunque le cosche, ci sono «200 persone specializzate, preparate, addestrate apposta». Duecento appena. A volte manca perfino il carburante per l'auto dei pedinamenti, figurarsi. Ha detto il giudice Guido Salvini: «La bocciatura della commissione comunale antimafia è stato un favore concesso a chi vuole che le mafie procedano indisturbate». A luglio, la Guardia di finanza ha chiuso una bella operazione contro la cosca Barbaro-Papalia.
Sequestrate sette aziende, che a suon di minacce, spari, furti e incendiavevano monopolizzato, e l'avrebbero fatto ulteriormente «in vista dell'Expo», il settore degli appalti nel movimento terra dei cantieri edili. Cantieri edili pubblici e privati, nell'hinterland a sud di Milano, nei soliti posti, Corsico, Assago, e naturalmente Buccinasco. In carcere sono finiti gli eredi dei fratelli Domenica, Rocco e Antonio Papalia, condannati per mafia e omicidi nei maxiprocessi degli anni Novanta. I Barbaro-Papalia sono una cosca storica. I Nicoscia-Arena, quelli della Tav, quelli che guardano all'Expo, sono il gruppo terribilmente tra i più in auge, crescita, forza di espansione.

27 giugno 2008

Corto Festival "Progetto Mediterraneo"


Progetto Mediterraneo propone per l’estate 2008 l’organizzazione di un festival del cortometraggio. L’evento ha come obiettivo quello di sensibilizzare l’attenzione verso il mondo del cinema ma, in particolar modo, cerca di valorizzare, promuovere e divulgare il Cortometraggio come forma espressiva, valida a livello sociale e culturale, in grado di sviluppare le potenzialità dei linguaggi artistici dei nuovi media.

Finalmente, anche voi potrete cimentarvi con esperienze cinematografiche in prima persona!!!

Cos’è Corto Festival: svolgimento della manifestazione

Corto Festival prevede la realizzazione di una serata evento a Cirò Marina, in cui verranno proiettati i cortometraggi, selezionati da una giuria. Nel corso della serata verranno premiati i tre migliori filmati, nelle seguenti categorie:

  1. Miglior Cortometraggio
  2. Miglior Ambientazione
  3. Miglior Colonna Sonora.
  4. Miglior Attore

L’evento verrà inserito nel palinsesto dell’estate cirotana, il mese in cui avrà luogo sarà Agosto.

L'iscrizione è gratuita e la data di scadenza è il 20 luglio 2008.

- E’ prevista un’unica sezione con il seguente tema: PROMUOVI CIRO’ MARINA.

- Ogni opera deve avere durata massima di 20 minuti, inclusi i titoli di testa e di coda.

TIPOLOGIA OPERE: Il cortometraggio deve essere esclusivamente una produzione video senza includere slide fotografici. L’autore potrà scegliere tra due opzioni di cortometraggio:

DOCUMENTARIO (promuovi Cirò Marina)

FILM (promuovi Cirò Marina)

Entrambe le tipologie hanno come fine quello di mettere in risalto i luoghi, le tradizioni , le bellezze architettoniche e paesaggistiche del nostro Paese. Il DOCUMENTARIO, tuttavia, potrà essere girato senza la necessità di attori o sceneggiatura, mentre il FILM dovrà seguire una storia (inventata o realmente accaduta) con struttura tipicamente cinematografica (attori, regista, sceneggiatura etc.)

IMPORTANTE: I video (Film o Documentario) dovranno contenere argomenti esclusivamente atti alla valorizzazione del nostro territorio.

- La Giuria del concorso attribuirà i premi la sera stessa della proiezione.

Per ricevere il regolamento completo o ulteriori informazioni scrivere progettomediterraneo@gmail.com

08 giugno 2008

Immensamente grazie


Carissimi soci e amici tutti,

è con immensa emozione che vi scrivo questo ultimo post da Presidente in carica della nostra associazione.

Lascio infatti la presidenza, ma chiaramente non Progetto Mediterraneo, dopo quasi due splendidi anni dalla nascita della stessa.

Amo questa associazione. La amo in modo viscerale, come un genitore ama un proprio figlio. La amo per quello che rappresenta, per come è nata, per la carica di idealità che ha sempre portato con sé.

No, non è un’associazione comune Progetto Mediterraneo. Essa nasce dai sogni, dalle speranze di chi ci crede e non si arrende.

Sono stati due anni indimenticabili, ma due anni sono tanti e cambiare si può e si deve. Si perché in un Paese come il nostro, dove l’immobilità istituzionale regna sovrana, anche un piccolo gesto come questo può assumere una forte carica simbolica.

La mia è altresì una risposta a chi allude che un’associazione possa essere un centro di interessi particolari.

Alcuni mesi fa ho iniziato un mio personale impegno politico, che prescinde completamente dall’associazione e dalle attività della stessa. Ma qualcuno potrebbe pensare che non sia così.

Se c’è una cosa che mi preme più di tutto è proteggere Progetto Mediterraneo.

In questo mio mandato ho avuto l’onore di rappresentarla ufficialmente. Ma Progetto Mediterraneo siete tutti quanti voi. Ogni successo è frutto del lavoro di tanti non dei singoli. E l’unico interesse che abbiamo costantemente inseguito è quello del nostro territorio e della nostra gente.

È una scelta maturata alcune settimane fa. Ma non l’ho esternata prima di assicurare all’associazione una sede ufficiale e stabile. Vi annuncio infatti che il Sindaco di Cirò Marina ha messo a disposizione di Progetto Mediterraneo i locali comunali di via Libertà nei quali è attualmente ospitata anche la biblioteca comunale.

Nomino Domenico Guarascio reggente dell’associazione con pieni poteri di rappresentanza fino alla prossima assemblea dei soci che provvederà ad eleggere il nuovo Presidente ed un nuovo direttivo. La scelta è ricaduta su Domenico perché oltre ad essere uno dei soci fondatori che più si è speso con dedizione e sacrificio in questi due anni, risiede ormai stabilmente a Cirò Marina e sono sicuro riuscirà a traghettare con serenità l’associazione verso la riorganizzazione.

Chiudo il post ringraziando tutti coloro i quali che in questo lungo tempo mi hanno regalato meravigliose emozioni con il loro impegno, tutti quelli che hanno partecipato, tutti quelli che mi hanno sostenuto. Nominarvi tutti sarebbe impossibile perché siete stati tanti. Ma in cuor mio conservo ogni immagine dei momenti spesi insieme. La gioia, le fatiche, l’euforia, le speranze, tutto quello che ha reso Progetto Mediterraneo una bella e grande realtà.

In qualunque ambito vi troviate, nella vita, nel lavoro, nella politica o nel sociale, non smettete mai di lottare. Per i vostri diritti, per le vostre libertà e per il vostro futuro.

Immensamente grazie.

Natale Martucci

30 maggio 2008

Il nuovo video di Geppo: "Aspettando pazientemente"

Dopo il video denuncia sui mercati saraceni,
Geppo ci segnala un suo nuovo filmato, sullo stato dei luoghi al Santuario Madonna D'Itria.

23 maggio 2008

23 maggio 1992: il coraggio della lotta alla Mafia


di Giuseppe Ferraro

Come ogni anno riporto l’attenzione sulla ricorrenza di un triste giorno: il 23 maggio dell’anno 1992; giorno in cui fu ucciso, in un tragico attentato, Giovanni Falcone. Lo faccio ogni anno, da sempre, non per conformarmi ad una prassi diffusa (ci sono parole che, seppur belle, perdono di importanza quando pronunciate dalle persone sbagliate) ma perchè sento doveroso ricordare, a chi distrattamente corre il rischio di dimenticare, il motivo per cui quegli uomini hanno perso la vita.

Vengono definiti eroi, qualcuno li chiama servitori dello Stato; Giovanni Falcone, la sua scorta e sua moglie erano persone che hanno avuto il coraggio di lottare contro la mafia. Non hanno mai negato l’esistenza di un senso di paura nell’espletare i loro compiti, non hanno mai dubitato che prima o poi sarebbero morti ammazzati; nonostante ciò hanno continuato la loro lotta, perchè ne avevano le capacità tecniche e spinti da un invidiabile coraggio.

Il coraggio di portare avanti una lotta non appartiene a tutti, ma sbaglia chi pensa che il coraggio sia prerogativa dei cattivi, di chi sceglie la strada del male. Ci sono stati tanti uomini che hanno fatto la storia del Sud, oltre alla storia d’Italia, con dignità, etica, senso di giustizia e lealtà allo Stato; tuttavia, tali uomini non sarebbero entrati nella storia senza lottare con coraggio.

È a questi uomini che spero tanti giovani possano ispirarsi in futuro e da questi prendere la forza di cambiare e lottare per cambiare, senza risparmiarsi mai, a testa alta, con coraggio!

05 maggio 2008

THE CIROS



I "The Ciros", complesso musicale cirotano nato nel 1965, divenne ben presto il più famoso gruppo della Calabria con il disco "Un giorno triste", composto dal maestro Cataldo Amoruso.
Vi proponiamo il bellissimo brano "Un giorno triste", tratto dallo stesso album.

29 aprile 2008

Sud, la nuova emigrazione (compresa la nostra)


da Corriere.it

Non c’è stato partito che in campagna elettorale non abbia promesso il rilancio del Mezzogiorno e adesso perfino la Lega, con Roberto Calderoli, dice che «la questione settentrionale non può essere risolta se non si affronta la questione meridionale».

È successo anche che Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno firmato un nuovo documento comune per il Sud. E, ovviamente, non sono mancati gli appelli degli economisti ad affrontare l’annoso problema delle «due Italie». Ma adesso, dopo il voto, chi si ricorderà di tutto questo?

Le persone in carne e ossa, intanto, cercano in prima persona una soluzione. Che spesso è la nuova migrazione da Sud a Nord. Che, ovvio, non è più quella degli anni Cinquanta e Sessanta, dei contadini poveri e ignoranti che con la valigia di cartone si trasferivano nel triangolo industriale per lavorare in fabbrica. Ma che, se è molto diversa qualitativamente, tocca però le stesse vette numeriche di allora. Ogni anno, infatti, si spostano dalle regioni meridionali verso quelle del Centro-Nord circa 270 mila persone: 120 mila in maniera permanente, 150 mila per uno o più mesi, dice l'istituto di ricerca Svimez. Un dato vicino a quello dei primi anni Sessanta, quando a trasferirsi al Nord erano 295 mila persone l’anno.

Una città intera che si sposta
Parlare di 270 mila uomini e donne che ogni anno vanno da Sud a Nord per lavorare o per studiare significa immaginare una città come Caltanissetta che si sposta tutta intera per trovare un futuro. Anche i contorni economici del fenomeno sono profondamente diversi da quelli del dopoguerra. Allora le rimesse degli emigranti generavano un flusso di risorse discendente, dalle regioni settentrionali a quelle del Mezzogiorno: servivano a mantenere le mogli o i genitori anziani rimasti al paese e magari a mandare avanti i lavori per costruire o ampliare la casa.

Oggi, al contrario, i soldi risalgono la Penisola, per sostenere gli studenti meridionali nelle Università del Nord o i lavoratori precari che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese, ma che tirano avanti con l’aiuto delle famiglie d’origine (comprese le pensioni dei nonni) con l’obiettivo di raggiungere poi il contratto a tempo indeterminato.

Il trend consolidato
Al ministero dello Sviluppo Economico, il viceministro Sergio D’Antoni ha stimato con i suoi tecnici che si arriva a circa 10 miliardi di euro che per tutti questi motivi (compreso il mancato sviluppo nel Sud) «emigrano» ogni anno dal Mezzogiorno al Nord. Il che non è esattamente il massimo per un Paese che dovrebbe ridurre le distanze tra le due Italie.

Spiega Delio Miotti (Svimez) che da tempo studia la nuova migrazione: «Negli ultimi anni si sta consolidando un trend: più di 120 mila persone all’anno si spostano dal Sud nelle regioni del Centro-Nord cambiando residenza. Sono in gran parte giovani, tra i 20 e i 45 anni, diplomati, ma uno su cinque è laureato. A questi bisogna aggiungere altri 150 mila che si trasferiscono al Nord come pendolari di lungo periodo, cioè per almeno un mese. Sono studenti o lavoratori temporanei che non si possono trasferire stabilmente perché non hanno un reddito sufficiente per mantenersi e per portare la loro famiglia nelle regioni settentrionali, dove la vita è più cara ».

Ma se è così, perché questa emigrazione non fa più notizia? «Perché chi emigra —risponde D’Antoni— non ha problemi d’integrazione con la realtà del Nord: spesso è un giovane che usa Internet e parla inglese come i suoi coetanei settentrionali. Non diventa quindi un caso sociale, come negli anni Cinquanta.

Quella di adesso è perciò un’emigrazione invisibile, silenziosa ». Eppure ci sono comuni che lentamente si vanno svuotando delle energie migliori. Quelli a più alto tasso migratorio (intorno all’8 per mille annuo) sono in Calabria: Cirò, Petilia Policastro, Dinami, Rocca Imperiale. La zona di Cirò, in provincia di Crotone, tra il ’91 e il 2006 ha visto un calo di popolazione del 34% circa.

I giovani studenti
Se ne vanno parecchi giovani per studiare nelle Università del Centro- Nord: 151mila nell’anno accademico 2005-2006. Più di 36 mila sono partiti dalla Puglia, 25 mila dalla Calabria, 24 mila dalla Sicilia, 23 mila dalla Campania. Una parte di questi non torneranno più indietro. L’agenzia governativa Italia Lavoro ha calcolato che a fronte di 67 mila neo-laureati del Sud previsti in ingresso nel mercato del lavoro nel 2007, le imprese industriali e dei servizi del Mezzogiorno hanno espresso, nello stesso anno, una domanda di laureati pari a 12.390 unità, il 16,4% del totale. Anche se si sommano i neolaureati richiesti dalla pubblica amministrazione e dal lavoro autonomo, si può stimare che circa la metà dei giovani che si laureano nelle regioni meridionali è di troppo rispetto alla domanda locale. Nessuna meraviglia, conclude quindi Italia Lavoro, se questi giovani cercano lavoro altrove e se il 60% dei meridionali che si laurea al Nord, vi rimane anche dopo la laurea. Per necessità, più che per scelta.

Gli incentivi
Ora non ci sarebbe niente di male se questo fenomeno fosse indice di una società mobile, all’americana. Il fatto è che in Italia questo movimento è a senso unico, con un progressivo impoverimento del Mezzogiorno. Per combattere questo trend i vari governi hanno provato a incentivare fiscalmente le assunzioni nel Sud. Nell’ultima Finanziaria è stato inserito anche un bonus di 400 euro al mese per sei mesi per i neolaureati che svolgono stage nelle imprese del Sud che, se poi li assumono, ricevono un contributo di 3 mila euro. Il meccanismo sta funzionando, afferma D’Antoni. Ma non è solo un problema di incentivi. Paolo Sylos Labini, il grande economista morto nel 2005, che amava il Mezzogiorno, ripeteva che la questione meridionale prima ancora che economica è una questione civile. In altri termini, non è solo la domanda di lavoro qualificato che deve aumentare, ma devono migliorare anche le condizioni generali di vivibilità, dal funzionamento della pubblica amministrazione al controllo del territorio da parte dello Stato contro la criminalità. Altrimenti, in silenzio, i migliori se ne vanno.

Enrico Marro
23 aprile 2008

24 aprile 2008

La nuova rubrica "ProgettoLavoro"



Nasce la nuova rubrica "ProgettoLavoro".

Periodicamente saranno inserite offerte di lavoro e di formazione nella provincia di Crotone.
E non solo.

10 Addetti front office bancari
3 ottici
Volantinaggio occasionale
Generics Sales Specialist
Recupero crediti stragiudiziale
Tecnici Venditori Hilti

26 marzo 2008

LIMITI O RISORSE LE POLITICHE PUBBLICHE IN CALABRIA?



Le politiche pubbliche che hanno caratterizzato la storia del Mezzogiorno e, in particolar modo, della Calabria si sono basate sulla convinzione che solo un intervento esogeno e “dall’alto” sarebbe stato in grado di promuovere in maniera efficace lo sviluppo economico.

Visione, questa, che ha privilegiato gli aspetti economici e ha condotto a sottovalutare l’importanza dei fattori istituzionali per lo sviluppo.

Il dibattito che si vuole aprire è se l’intervento statale ha determinato o no l’avvio di un reale processo di sviluppo regionale e se agli interventi economici promossi dallo Stato e dalla Comunità Europea è corrisposta un’adeguata capacità delle amministrazioni locali di recepire il cambiamento e di adeguarlo alle condizioni preesistenti.

Tutto questo considerando le nuove fonti di finanziamento in arrivo (P.O.R. Calabria 2007/2013) e l’incombente “distruzione creatrice” degli eventi politici/elettorali del 13 e 14 aprile prossimo.


Francesco Lerose - Cirò -

17 marzo 2008

La sentita mail inviataci dal Sig. Francesco Mazza



Stimato Direttore,
con la presente Le chiedo ospitalità nel suo giornale per parteciparle, laddove lo ritenesse opportuno, le vicende di coloro i quali hanno denunziato la ndrangheta e che, fuggiti per non perire, sono ora nella posizione di” latitanti forzati – volontari”e “Esiliati dal potere occulto”.
Sono Francesco Mazza, papà di Valentina, Ernesto ed Anna , titolari del fù Ristorante “Al Valantain” di S.Trada (Villa San Giovanni) RC – ubicato in un sito dove la natura si è veramente sbizzarrita come bellezza e scenari -a pochi km da RC-
Mi sono chiesto infinite volte, perché nella mia vita ormai sono infinite le occasioni, dove risiede il senso della speranza e dell’attesa, quando ti trovi nel mezzo del dolore, e dell’orrore, della disperazione, in una solitudine e nell’ emarginazione totale, se ne è valso veramente la pena vivere 18 mesi di indicibile inirracontabile stressante vita in una solitudine
Indicibile.
Le domando e mi domando perché la solitudine?
Essa è per tanti versi più terribile della ndrangheta stessa. E se la speranza e l’attesa, avendo lì un luogo, avessero anche parole per esprimerle che non fossero stupide banalità di circostanza, ma parole di verità; perché la speranza, è verità o non lo è !!
Ma mi domando può fare qualcosa il governo o lo stato, quando la massa del popolo è lontana, distratta sonnolente?
Allontanati tacitamente, da uno Stato impotente, sbattuti in una realtà,per amore di Dio anche migliore, improvvisamente lasciati in una solitudine che come un anaconda ha avviluppato tutta la famiglia; eccoci adesso agnelli azzannati dai lupi, i lupi che sono stati e rimangono forti a tutto. Eccoci colpevolizzati e perseguiti dallo Stato, si quello Stato a cui con tanta fiducia ci siamo rivolti per tutelarci, ed al quale certamente senza alcuna remore mi rivolgerei e mi rivolgo ancora.
Lo stato di diritto, lo Stato che ci ha sempre detto e in questi tempi urla “io ci sono!” ma che tante volte nelle sue peripezie sonnecchia.
La nostra partenza avrà fatto pensare a qualche buontempone che la famiglia Mazza ha preso i…..soldi di questo Stato , orbene dal suo giornale a cui io chiedo ospitalità le confermo che dalle vicende “Al Valantain” o da altro; la mia famiglia non ha percepito nessun euro, in contraltare ha ricevuto notifiche d’istanza fallimentare- solleciti con ingiunzioni e avvisi di garanzia per calunnia, istanze dalla banca,si quella banca che appurate le ns determinazioni a denunziare le minacce da ignoti, con grande fretta convocò mia figlia titolare del conto per parteciparLe la chiusura del conto in quanto “CLIENTE A RISCHIO”…ma siamo seri, diciamo a tutti compreso il Dr. Montezemolo e le Ass.ni Industriali, quando scegli di essere dalla parte dei giusti diventi appestato, infame(come si dice da noi) e SEI SOLO!! Si SOLO contro tutti , e con l’indigenza del vivere quotidiano che ti stritola. Dicano piuttosto, e di questo mi appello a Lei ,Stimato Direttore che cosa è la” legge 44/99 ” cosa effettivamente garantisce a chi decide di denunziare quali i suoi sviluppi concreti a tutela del denunziante-nessuna o quasi rispecchia le grandi frasi apposte su manifesti in ogni caserma dei CC. Polizia o GDF-
Tutto ciò concorda con quanto predetto sempre dagli uomini politici di quello STATO, che in ordine di tempo si affacciano, secondo la gravità delle circostanze ,di fatti delittuosi, in CALABRIA,- “Denunziate e non sarete soli lo Stato sarà con voi” , e spesso elargiscono bellissime corone di fiori o pomposi funerali di stato (sic!) sempre spesso ahimè ..a futura memoria.
Finiamola con gli editti o con le passerelle in televisione,e con tutti questi esperti che pontificano , ma che ne sanno della verità? Della moltov lanciata dentro con te e la tua famiglia con le pallottole a casa con gli attentati quasi giornalieri con statue incappiate o con attese ad appuntamenti in sperdute piazzole dell’Aspromonte??????? E tanto altro ancora..
Mi dica Direttore, è giusto tutto ciò? dopo 18 mesi di lotta e tribolazioni con vessazioni minacce e terrore subite da tutta la mia famiglia da un ignoto nemico? E soltanto per aver detto NO! E mi creda lo ripeterei ,- all’arroganza .
Lo stato in questa circostanza credo abbia perso, si il silenzio anche da parte dello Stato questo non lo annoveravo assolutamente, i miei figli ,tutti insieme ,avevano creato una propria attività investito un gruzzoletto speravano di poter lavorare in pace, in fondo non era altro che un semplice ristorante, si un semplice ristorante in un posto dove adesso campeggiano i grandi capannoni dell’A3 e a conferma dei tempi mi conferma, il perchè il locale non è stato bruciato o fatto saltare.
E’ giusto infine parteciparLe che la somma degli anni dei miei figli, neofiti imprenditori, è di 73 anni complessivi ….. e per lo Stato sono protestati e vicini al fallimento…!e che la mia giovane prima figlia a causa delle tensioni vissute ha abortito della creatura che portava in grembo.
La presente , dopo quasi due anni di silenzio è dovuta alla rabbia alla violenza cui mi sento oggetto alla luce degli ultimi eventi , “onore alla Mafia con fiction, spazi incredibili a soggetti che meriterebbero solo l’applicazione delle leggi dello Stato.
La storia del Ristorante Al Valantain, documentata, è avallata da due cartoni di “cartacce”è stata riportata dai mass media nazionali e locali , Rai international e SKY. Digiti -Al Valantain su internet e vedrà.
Gradisca anche ricevere con la presente, a riparo dei buontemponi che sono sempre tanti.. , che: La famiglia MAZZA non ha inteso non intende e non intenderà MAI avere denaro dallo STATO avrebbe gradito viceversa la Sua presenza e la Sua tutela e non la solitudine cui ci siamo trovati, la Grandissima riconoscenza Và ad imperituro ad un operatore industriale , si un cittadino, che con grande trascendo di solidarietà ci ha accolti, dato un lavoro,una casa e la tranquillità facendoci riconquistare la dignità ci tutela; si il “Supplente di uno Stato” che nei fatti concreti e giornalieri dei suoi “ non Eroi ma disperati” è latitante.!!!
Grazie per l’ospitalità che vorrà dare a questa Storia.

Francesco MAZZA

06 marzo 2008

Il video di GEPPO9160 : "Lo scempio"


Cari amici,

navigando su YouTube mi sono imbattuo in questo video, "Lo scempio", girato e inserito da Geppo9160.

Ho trovato particolarmente interessante inserirlo nel nostro blog, e guardandolo ne capirete il perchè...

01 marzo 2008

L'ANTIC DICIVN....



Proverbi ed espressioni di saggezza popolare.

Scrivi anche tu una perla di saggezza per non dimenticare mai insegnamenti e tradizioni culturali che rappresentano memoria storica e patrimonio culturale di noi tutti...

....chidd cu un vò all'ort ti nascia, te mangiar l'erba ca nun t'appetiscia...

di Arcangelo Longo

26 febbraio 2008

LA 'NDRANGHETA COME AL-QAEDA: cosa ne pensi?



La 'ndrangheta calabrese nelle sue trasformazioni che la hanno ormai resa una ''delle grandi Holding economico-criminali della globalizzazione'' assomiglia sempre piu' ad Al Qaeda condividendone una ''analogha struttura tentacolare priva di una direzione strategica ma caratterizzata da una sorta di intelligenza organica''.

Queste sono le parole usate dalla prima relazione della commissione parlamentare antimafia dedicata quest’anno all’approfondimento del fenomeno ‘ndranghetistico.

Libere le idee, liberi i pensieri, libere le parole… dì la tua su tale affermazione, come sempre, qualunque sia la tua opinione.

Giuseppe Ferraro

06 febbraio 2008

NO COMMENT!!!!







…O forse di commenti ce ne sarebbero tanti da fare!

In questo momento da collega di “Rosamaria”,mi sento troppo offeso e indignato per commentare!

COMINCIATE VOI …Amici miei!

Cataldo Ferraro.

11 gennaio 2008

2 PARCHI EOLICI A CIRO'





Il Sindaco di Cirò, Mario Caruso, nel corso del consiglio comunale ha annunciato la futura costruzione di un nuovo parco eolico a Cirò e l'ampliamento di un'altro già approvato sulla carta.

Due parchi eolici dunque.

La motivazione principale di questa scelta, dalle parole del Sindaco, sta tutta nel ritorno economico che quest'impianto, anzi questi due, porteranno potenzialmente nelle casse del comune.

Personalmente non amo l'energia eolica. Anzi non mi piace proprio. Ma attenzione, la mia valutazione non è quella sull'energia eolica in sè, in quanto fonte rinnovabile, che anzi apprezzo, ma sulla scelta di ubicare un impianto in un determinato territorio. Si perchè un impianto di questo genere è veramente molto invasivo. E cambia completamente il volto di un paesaggio (Vedi fotografie. Le pale eoliche sono alte in media 120 metri!!!!).

Allora penso...come si può pensare di promuovere un territorio per attrarre più turisti se poi se ne distrugge il paesaggio? E' giusto quindi preferire un ritorno economico a breve-medio termine rispetto ad una prospettiva economica di lungo termine incentrata sulla valorizzazione estetica del territorio e quindi del turismo?
E perché non puntare magari su un'altra energia alternativa, quella solare, che di sicuro è molto ma molto meno invasiva?

E' da considerare inoltre che ancora aperte sono le discussioni riguardanti l'effettiva capacità di produrre un quantitativo di energia tale da giustificare l'investimento e quelle riguardanti l'impatto ambientale.

Mi piacerebbe conoscere il vostro parere a riguardo.

Natale Martucci