16 settembre 2008

Le cosche pronte a mettere le mani sull'Expo


da Corriere.it

E allora, questa commissione comunale antimafia su cui aveva fatto un'apertura («Personalmente sono favorevole» disse il 25 luglio), una commissione che aiuti a vigilare meglio sulla trasparenza degli appalti dell'Expo contro la 'ndrangheta? Letizia Moratti premette: «Dobbiamo ancora partire». E comunque promette che si batterà «per difendere l'Expo e il suo spirito più genuino». Par di capire che la commissione, peraltro già bocciata dalla sua maggioranza, non si farà. Del resto, «ci sarà massimo raccordo con le forze dell'ordine» e, è sicura la Moratti, alla fine «non ci saranno problemi».
L'opposizione, con Pierfrancesco Majorino, dice che «il Comune si muove goffamente e sottovaluta il problema». Il Pd (ri)porterà in consiglio comunale la proposta della commissione, e farà partire «una campagna ispirata alla legalità». Un autunno di banchetti, incontri, tavole rotonde. Si muoverà anche la Camera di commercio. Il suo presidente, Carlo Sangalli, dice: «È un dovere preciso delle istituzioni creare i presupposti perché le imprese si sentano libere di impegnarsi e investire». Nel mentre, le inchieste proseguono. E che inchieste. L'ultima parla di politici e cosche calabresi; di collusioni; di manovre per mangiare insieme sulle grandi opere, le grandi opere dell'Expo.
COSCHE E POLITICA - La Dda, la Direzione distrettuale antimafia, già lavora sulle mani della 'ndrangheta nei cantieri della Tav. Ora, alla Dda arriverà il fascicolo aperto dalla Procura di Busto Arsizio. Tema: incontri e telefonate tra Massimiliano Carioni (consigliere provinciale a Varese) e Vincenzo Giudice (consigliere comunale a Milano), con Giovanni Cinque. Cinque è «legato alla cosca Nicoscia-Arena», di Isola di Capo Rizzuto. A casa loro, vivono di usura, estorsioni, tratta dei clandestini. Qui al Nord, di grandi lavori, appalti. Il procuratore capo di Milano, Manlio Minale, a inizio d'anno giudiziario aveva ribadito «l'interesse della 'ndrangheta per gli appalti pubblici».
VECCHI ED EMERGENTI - Milano & 'ndrangheta. Più d'un magistrato impegnato in prima linea ha sottolineato che oggi, a combattere la mafia organizzata e dunque le cosche, ci sono «200 persone specializzate, preparate, addestrate apposta». Duecento appena. A volte manca perfino il carburante per l'auto dei pedinamenti, figurarsi. Ha detto il giudice Guido Salvini: «La bocciatura della commissione comunale antimafia è stato un favore concesso a chi vuole che le mafie procedano indisturbate». A luglio, la Guardia di finanza ha chiuso una bella operazione contro la cosca Barbaro-Papalia.
Sequestrate sette aziende, che a suon di minacce, spari, furti e incendiavevano monopolizzato, e l'avrebbero fatto ulteriormente «in vista dell'Expo», il settore degli appalti nel movimento terra dei cantieri edili. Cantieri edili pubblici e privati, nell'hinterland a sud di Milano, nei soliti posti, Corsico, Assago, e naturalmente Buccinasco. In carcere sono finiti gli eredi dei fratelli Domenica, Rocco e Antonio Papalia, condannati per mafia e omicidi nei maxiprocessi degli anni Novanta. I Barbaro-Papalia sono una cosca storica. I Nicoscia-Arena, quelli della Tav, quelli che guardano all'Expo, sono il gruppo terribilmente tra i più in auge, crescita, forza di espansione.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

imparato molto